Fondazione Palazzo Donà Dalle Rose Venezia

Sabato 28 gennaio – domenica 25 febbraio 2024
Vernissage: sabato 27 gennaio 2024 alle 17:00

Mostra e installazione sensoriale aperta al pubbilco con ingresso gratuito
VEN/SAB/DOM H: 11/17
LUN/MAR/MER/GIO H: 11/17 CON PRENOTAZIONE
(un’ora prima, messaggio WhatsApp al N° +39 3471335288)

Fondazione Palazzo Donà dalle Rose Venezia

La mostra apre l’inedito ciclo sulla visione trans-pittorica e presenterà l’innovativa ricerca The4thdimension attraverso opere che si trasformano in pittura sciamanica davanti agli occhi di chi guarda.

La mostra offre per la prima volta ai visitatori un percorso unico e impattante con opere cromo-olografiche sensibili alle luci RGB, Tableau vivant e una emozionante Stanza sensoriale immersiva.   In questo luogo il visitatore viene condotto alla sorprendente scoperta della sua quarta dimensione come capacità multidimensionale di relazionarsi alla propria visione interiore.

Il ricco percorso espositivo genera un’orizzonte dirompente in grado di espandere l’attimo. The4thdimension  Venice-Skin è un’opera inedita che al contatto visivo con l’osservatore si manifesta come una tela elettronica in sintonia diretta e connessa alle sue aree retiniche.

Grazie ad evoluti dispositivi tecnologici lo sguardo dell’osservatore viene messo in connessione con le polisemantiche superfici di Venezia. L’intuizione dell’artista nasce dalla volontà di condurre l’osservatore nelle profondità di opere uniche come L’Origine d’Amore del Tintoretto e nei misteri delle  “sconte veneziane” più segrete. L’opera VENICE-SKIN racconta la dimensione atemporale della Serenissima attraverso le sue consistenze materiche o riflesse, quelle architettoniche e quelle spontanee: dagli affreschi ai murales, dall’architettura ai giardini, dal fascino delle forme complesse al degrado. Lo spettatore verrà avvolto dalla mutevolezza e infinita variabilità dell’immagine portandolo in una dimensione altra, che richiama le esperienze visionarie e magiche delle comunità preistoriche all’interno della grotta.

Gli spazi di Palazzo Donà Dalle Rose ospitano anche una preview del più recente innovativo lavoro Floating Eros cherisveglia  la materia pittorica nel grembo digitale  della dimensione della fotografia e della AI. Questo ciclo si ispira al primo Rinascimento, in un inedito dialogo tra l’antico e l’imprevedibile linguaggio della AI dove l’eros e il suo immaginario ritrovano  un equilibrio estetico tra ideale storico e tensione visionaria.

Tecnologie e linguaggi differenti si intrecciano e ci sollecitano portandoci nella nostra dimensione spirituale, emotiva e percettiva.

L’opera diventa coesistenza di molti punti di vista possibili, riflessi nell’esperienza con l’opera di Moor.

In linea con questa filosofia l’esposizione verte sulla complessità dei vari livelli di lettura delle opere,  le cui immagini stranianti ripercorrono storie segrete da Tintoretto a Turner.

Il libro, presentato al Museo di Palazzo Mocenigo, raccoglie la ricerca dell’artista con il prezioso contributo di Elio Grazioli e di importanti testimoni del mondo accademico e scientifico.

Nota biografica

Gianluca Balocco  Moor, valica i confini della fotografia creando opere che lui stesso definisce “altamente  indeterminate”  perché nate da linguaggi apparentemente diversi dal genere fotografico come l’A.I. e la pittura.

Balocco inizia già negli anni ‘80  importanti cicli di opere – presentati alla XLV Biennale di Venezia – in cui le immagini fotografiche diventano calchi pittorici materici. Balocco partecipa con la propria ricerca al dibattito filosofico aperto da scienziati come Fritjof Capra, Stefano Mancuso, Semir Zeki e Carlo Rovelli.  La vera svolta arriva con   l’esperienza sciamanica realizzata in Amazzonia con gli Shuar. Da qui prende origine l’idea che un’immagine, sia essa fotografica, pittorica, A.I., nasca nella mente in una dimensione mutevole e indeterminata.

Le recenti opere di Moor –  del  ciclo The4thdimension – si disvelano come Tableaux vivant elettronici,  come esperienze sensoriali connesse alle aree cerebrali, o  come forme trans-pittoriche che catturano e riproducono le superfici materiche di opere del passato come ready-made in 3D.

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